Io, io sono colui che vi consola… (Isaia 51:12-14)
Il periodo a cui Isaia si riferisce non è certamente semplice: Il popolo di Dio, chiaramente in minoranza, svantaggiato, sente il fiato sul collo di un oppressore furioso.
La sua missione è quella di portare conforto che, nei versetti che seguono il nostro testo di oggi, si articola in tre domande e una promessa, che considereremo in sequenza:
Chi sei tu che temi l’uomo che deve morire, il figlio dell’uomo che passerà come l’erba?
Anzitutto il Signore ricorda al popolo che il nemico, qualunque nemico (che sia Sennacherib o Nabucodonosor), è “come l’erba” e che non si può paragonare a Dio che è l’Eterno. Dovremmo sempre ricordarci, fratelli, che nessun nostro problema è più grande di Dio!
Hai dimenticato il Signore che ti ha fatto, che ha disteso i cieli e fondato la terra?
Altra domanda del Signore, che suona un po’ come richiamo: Non dimenticare che Colui che ti consola è il Creatore, l’Onnipotente, Dio!
Tu tremi continuamente, tutto il giorno, davanti al furore dell’oppressore, quando si prepara a distruggere. Ma dov’è il furore dell’oppressore?
Nella terza domanda, anch’essa un po’ rimprovero, il Signore rivela che Lui vede il nemico già sconfitto e che quel furore che lo fa tremare, fra poco sparirà, e non se ne conserverà neanche il ricordo.
Dopo le tre domande una splendida promessa: Colui che è curvo nei ceppi sarà presto liberato: non morirà nella fossa, non gli mancherà il pane.
C’è una meravigliosa consolazione per chi vive un momento veramente difficile: è curvo, piegato, non in grado di guardare in alto; è nei ceppi, dunque impedito nei movimenti; è in una fossa, sprofondato nelle difficoltà, teme di non uscirne!
Ecco la Parola di Dio per quanti oggi si trovano in una condizione simile: Se sei impaurito, preoccupato, imprigionato nelle difficoltà, il Signore ti dice: Sarai presto liberato, non ti mancherà il pane!
Aniello & Rosanna Esposito
Twitter: @adiportici
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