“… ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo…” (1 Corinzi 4:12)
“Tu non sai quello che mi ha fatto, mi ha provocato!” Quante volte abbiamo motivato una condotta riprovevole (in pensieri, parole o azioni) giustificandoci così?
Così iniziano guerre, faide e drammi su vasta scala, ma allo stesso modo si logorano e distruggono relazioni personali, familiari, comunitarie e sociali nella vita quotidiana.
È “naturale” reagire ad un’offesa, cadere nella trappola della provocazione quando si diventa oggetto di prevaricazione, calunnia, ingiustizia… o si suppone di esserlo.
Le parole dell’apostolo hanno lo scopo non solo di riprendere chi ha risposto “al male col male”, ma anche, e soprattutto, di prevenire la tentazione di farlo.
Non è raro che in molti ambienti (scuola e lavoro ma anche famiglia e comunità) ci si trovi a essere oggetto di offese, commenti, critiche, calunnie. Spesso devi subire veri e propri atti di “bullismo psicologico” dove la reazione migliore sembra essere quella più decisa e commisurata all’offesa.
La Bibbia, però, non insegna così.
Paolo dice: “Ingiuriati, benediciamo”! dimostrando di essere degno discepolo di Gesù che: “Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava”.
È molto probabile che Paolo pensasse spesso alle ultime parole di Stefano che, sotto i colpi delle pietre dei suoi uccisori, pregò: “Signore, non imputar loro questo peccato”.
Carissimo, non è detto che sia facile, ma se in te scorre la vita di Cristo, non importa se per carattere sei permaloso o paziente, timido o ardito, remissivo o tenace, la Grazia avrà il sopravvento e potrai far rimbalzare su chi ti offende una benedizione che segnerà la sua vita, in un modo o nell’altro.
Possa il Signore aiutarci in questa settimana a reagire a qualsiasi provocazione… benedicendo!
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Aniello & Rosanna Esposito
Twitter: @Buonasettimana
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