I servitori di Sennacherib gridarono ad alta voce, in lingua giudaica, rivolgendosi al popolo per spaventarlo e atterrirlo.
Allora il re Ezechia e il profeta Isaia pregarono a questo proposito, e alzarono fino al cielo il loro grido
(2 Cronache 32:18, 20)
Gerusalemme era assediata da un esercito che aveva fatto strage ovunque, avanzando, arrogante e pretenzioso, come uno tsunami travolgente.
Giunto in Giuda, il conquistatore offrì una resa “dignitosa” al popolo, deridendo il suo re, il suo Dio e la sua fede in Lui.
Gli Assiri con le loro grida volevano causare confusione e panico nella città ed è probabile che ci riuscirono.
Le loro grida, però, ebbero anche un altro effetto: indussero il profeta Isaia e il re Ezechia a unirsi in preghiera, cercando la faccia del Signore.
Questi “compagni di preghiera” gridarono anch’essi, ma non contro il nemico, per minacciarlo o maledirlo, ma verso il cielo.
La liberazione che Dio concesse loro fu straordinaria e il regno ebbe pace.
Carissimi, non è necessario insistere per notare come l’assedio di Giuda somigli a ciò che stiamo vivendo. Le grida della paura, dell’ansia e delle crisi intrecciate, sanitaria, economica e sociale, sono assordanti, anche per chi è più distratto.
Sono grida riversate su di noi ogni istante da tutti i mezzi, che portano via il sonno, impensierendo anche i più fiduciosi.
Che cosa faremo? Cederemo alla paura o grideremo al cielo con fiducia, sapendo che il Padre nostro si prende cura di noi?
Questo è il momento di ricordare che Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti è in grado di darci tutte le cose con Lui.
Dobbiamo però, imparare a dipendere fiduciosi da Lui, a essere uniti nella preghiera e gridare, con fede e sincerità, finché Egli intervenga.
Se lo faremo, nell’unità e con sincerità, potremo stare certi che – comunque andrà – #tuttoandràbene!
Aniello & Rosanna Esposito
Twitter: @adiportici
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